Da Roma, iniziano a trapelare le prime indiscrezioni relative all’apertura dei Centri Federali Territoriali, poli di formazione di eccellenza per la valorizzazione e la formazione tecnico-sportiva di giovani calciatori e calciatrici di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Un’iniziativa, quella promossa dalla F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio), mirata allo sviluppo del calcio giovanile, capace di coinvolgere la disciplina maschile, quella femminile ed il calcio a 5.
Tutto perfetto, se nonché, nelle realtà dilettantistiche locali, dalle più disparate e sconosciute a quelle più affermate, le difficoltà non stentavano a manifestarsi.
Gli istruttori delle scuole calcio dovevano fare i salti mortali per cercare di sopperire alle carenze tecniche provocate dalla drammatica scomparsa del “calcio di strada”; i responsabili delle scuole calcio, con le poche risorse economiche a disposizione, non riuscivano ad offrire ai clienti tutti i servizi necessari per la realizzazione di un percorso formativo che valorizzasse a pieno i giovani calciatori; ed i presidenti, non potendo più contare su aziende interessate ad investire denaro nel calcio dilettantistico, si trovavano costretti a contenere le risorse destinate allo sviluppo ed alla crescita dei settori giovanili. Come se non bastasse, i contributi statali per il restyling delle infrastrutture sportive erano sempre minori.
Insomma, un panorama catastrofico…